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Bilancio di genere: passi concreti sulla strada delle pari opportunità

Il Bilancio di genere è uno strumento di analisi in grado di valutare il diverso impatto su uomini e donne dell’operato di un’organizzazione, che solo in maniera apparente risulta “neutro” nei confronti dei propri stakeholder, producendo in realtà effetti differenziati a seconda del genere. Il sistema camerale è da tempo impegnato per diffonderne l’utilizzo, in linea con le indicazioni contenute nel decreto legislativo n. 150/2009 che lo cita espressamente come uno degli adempimenti nell’ambito della Relazione sulla performance che le amministrazioni pubbliche sono tenute a presentare annualmente. L’Unioncamere ha accolto tale indicazione inserendo il Bilancio di genere tra le iniziative di sistema dedicate all’imprenditoria femminile, attivandosi per promuoverlo presso le Camere di commercio, in un'ottica di programmazione e non solo di reporting. Si tratta infatti di uno strumento che rappresenta un’occasione di crescita organizzativa e culturale, in grado di accrescere l’efficienza e l’equità di un’organizzazione,  che consente di analizzare, classificare e valutare le voci di bilancio e le politiche di un ente secondo aree direttamente o indirettamente “sensibili” alla variabile di genere. Grazie alle informazioni in esso contenute, gli stakeholder possono formarsi un’opinione circa gli sforzi compiuti per colmare il gap di genere ovvero delle possibili azioni sviluppabili per migliorare le condizioni di pari opportunità. E l’organizzazione che lo presenta può accrescere in questo modo il suo grado di trasparenza e accountability.
Un concetto, quello del bilancio di genere, sviluppato per la prima volta in Australia nel 1984 e rilanciato a livello internazionale nel 1995, durante la IV Conferenza Mondiale sulle donne di Beijing, quando l'Onu lo raccomandò come strumento a sostegno delle pari opportunità. Da allora la strada percorsa non è stata poca, e nel nostro paese, a differenza di altri, è stata caratterizzata da un impulso partito dagli enti locali, forse a causa della specificità del nostro sistema pubblico, che vede l'ente locale più "vicino" ai cittadini e, quindi, maggiormente sensibile alla dimensione della responsabilità sociale nei confronti degli stessi.
La sperimentazione condotta da Unioncamere nell’ambito di un gruppo di lavoro che ha coinvolto anche Retecamere e alcune CdC  (Ancona, Bergamo, Campobasso, Crotone, Prato, Pordenone, Salerno, Terni) ,  ha generato alcuni strumenti consultabili sulla sezione del sito http://www.imprenditoriafemminile.camcom.it/P42A0C0S35/Bilancio-di-genere.htm (il portale di Unioncamere dedicato ai Comitati per la promozione dell’imprenditoria femminile - IF), incentrata appunto sul Bilancio sociale. A cominciare dalle “Linee Guida”, contenenti indicazioni, principi e criteri generali, rispetto ai quali i singoli enti camerali sono chiamati a individuare modalità operative specifiche per impostare il proprio Bilancio di genere. Grazie alle Linee guida, Unioncamere ha inteso avviare un percorso di diffusione del Bilancio di genere nelle CdC secondo criteri e modalità omogenei: si vuole così fornire un sostegno tecnico e di indirizzo nell’elaborazione del report, consentendo allo stesso tempo la comparabilità tra più realtà camerali.
Tra gli altri strumenti messi a disposizione delle Camere figurano  un Prototipo di Bilancio di genere, con suggerimenti pratici e indicazioni dettagliate circa i contenuti da elaborare e  inserire nel documento; un Format di analisi di contesto, interno ed esterno,  una Scheda di programmazione in ottica di genere e una traccia di Focus Group per l’incontro con gli stakeholder.
L'esigenza di comprendere la diversa ricaduta sulle donne e sugli uomini dell’operato di un’organizzazione nasce dalla consapevolezza che il valore della parità, costituzionalmente garantito, possa intendersi come valorizzazione delle differenze di genere. La questione delle pari opportunità risponde dunque non solo a motivazioni di uguaglianza, ma costituisce una leva per il miglioramento dell’efficienza organizzativa, della qualità dei servizi e del riconoscimento del merito.
Volendo citare alcune esperienze concrete, si possono ricordare, tra le altre: la Camera di commercio di Ancona, che ha integrato in maniera organica ed esaustiva il Bilancio di genere nella propria Relazione sulla performance 2012, analogamente a quanto fatto la Camera di commercio di Terni. Altri enti camerali hanno percorso la via di includere la rendicontazione di genere all’interno del proprio Bilancio sociale: si tratta delle Camere di Alessandria, Campobasso, Ferrara e Prato.

Tiziana Pompei

Vice segretario generale Unioncamere


 

Data di pubblicazione: 23/09/2013 12:14
Data di aggiornamento: 23/09/2013 13:22