Donne al lavoro, la scelta di fare impresa. Un focus di Censis/Confcooperative
Per avere una rappresentazione fedele delle trasformazioni che oggi interessano il lavoro, bisogna sintonizzarsi sulle scelte che le donne stanno compiendo per trovare un’occupazione.
A fronte di un tasso di occupazione che ancora diverge per quasi 20 punti percentuali rispetto agli uomini (66,9% di questi ultimi contro il 48,5% delle donne a maggio di quest’anno), emergono invece fenomeni che attestano una forte volontà di partecipazione e di inserimento da parte della componente femminile.
Sarebbe un errore derubricare questi fenomeni come di derive di femminilizzazione di alcune professioni in declino o di insediamento in determinati segmenti marginali delle attività economiche; il nuovo protagonismo femminile appare invece motivato - come scelta obbligata e come aspirazione - da una spinta all’iniziativa personale e alla voglia di fare in proprio.
Da queste premesse muove il lavoro realizzato da Censis e Confcooperative, sulla base, anche, dei dati messi a disposizione dall'Osservatorio dell'imprenditoria femminile Unioncamere-Infocamere.
Volendo tracciare un quadro di sintesi dei dati e dei fenomeni descritti nel documento, gli assi di riferimento del fenomeno in analisi sembrano ordinarsi intorno ad almeno tre coordinate:
Da queste premesse muove il lavoro realizzato da Censis e Confcooperative, sulla base, anche, dei dati messi a disposizione dall'Osservatorio dell'imprenditoria femminile Unioncamere-Infocamere.
Volendo tracciare un quadro di sintesi dei dati e dei fenomeni descritti nel documento, gli assi di riferimento del fenomeno in analisi sembrano ordinarsi intorno ad almeno tre coordinate:
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nonostante la crisi, è proseguita la “lunga marcia” di avvicinamento verso condizioni di comuni opportunità fra uomini e donne sul mercato del lavoro; la condizione di svantaggio che ha caratterizzato il ruolo della donna nell’occupazione e nelle attività economiche in generale, ha sviluppato nelle donne una maggiore determinazione nel perseguire obiettivi di realizzazione nel lavoro, questo grazie anche a un consistente investimento in capitale umano che le donne – soprattutto le più giovani – hanno effettuato negli ultimi decenni;
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l’opzione del fare impresa rientra in maniera evidente nel panorama delle strade da seguire per vincere la sfida del lavoro da parte delle donne. Il rischio è pienamente compensato da motivazioni che, in parte, supportano scelte obbligate in contesti difficili sul piano economico come il Mezzogiorno; in parte sostengono quella voglia di fare in proprio che aggira i pericoli della sottovalutazione del potenziale acquisito in lunghi percorsi formativi e della riduzione dell’orizzonte di crescita imposto da meccanismi di selezione sfavorevoli alle donne che molti ambienti lavorativi - nel privato come nel pubblico - tendono a riprodurre;
- la “decodifica del nuovo” sta accelerando il processo di avvicinamento delle opportunità fra i generi; le filiere innovative che si sono sviluppate intorno all’applicazione delle nuove tecnologie non costituiscono un presidio privilegiato per gli uomini e non sembrano reiterare meccanismi di esclusione per le donne. A questo si aggiunge una chiara aderenza della dinamica delle imprese femminili ai segnali di crescita che provengono dai settori trainanti dell’economia italiana.
Come è stato ricordato dall’Ocse, se in Italia, nel 2030, la partecipazione delle donne al lavoro raggiungesse i livelli degli uomini, l’occupazione crescerebbe del 7% e il PIL pro-capite aumenterebbe dell’1% all’anno. Il combinato di fattori come l’efficace inclusione delle donne nel lavoro, il supporto alla scelta di fare impresa e l’inserimento nelle filiere innovative, rende credibile uno scenario in cui, accanto al recupero di una parte consistente di valore economico, aumenterebbero le chance di crescita, oggi ancora deboli e incerte.
Data di pubblicazione: 02/08/2017 17:31
Data di aggiornamento: 07/08/2017 09:59
Data di aggiornamento: 07/08/2017 09:59